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Morgan or Luca: that is the question!

Sono io, ebbene sì!
Oltre ad essere il nome del mio migliore e più fedele Amico (splendido e amabile Golden) Morgan è il mio nick, l’alias di Luca Pelizzari.
“Affascinante” ragazzo del ’69, residente in un paesino vicino a Torino che offre poco ma paradossalmente un sacco di inquinamento luminoso, sono stato contagiato dal virus dell’Astrofilo, che ti spinge a prendere un sacco di freddo, quasi per caso, in punta di piedi, senza accorgermene.
Com’è possibile? Non lo so, ma a me è successo proprio così, subdolamente.
Studente che nessun professore ha mai definito fenomenale (il classico intelligente che non si applica), dell’Astronomia non me n’è mai fregato un granché se non la naturale curiosità del maschietto appassionato di film di fantascienza (Star Wars esce nel 1977 quando io avevo 8 anni fulminandomi sulla via di Damasco), e l’istintiva propensione adolescenziale di immaginare altri mondi, altre forme di vita, altre tecnologie mirabolanti.
Poi il nulla fino a quando 25enne e mediocre agonista di tiro con l’arco, prendo atto di avere un padre che compera binocoli e cannocchiali da usare nelle sue escursioni in montagna e così, come ogni figlio che si rispetti, gliene frego uno da usare sul campo di tiro nelle competizioni.
Voi direte: è allora che l’hai puntato una notte nel cielo e ne sei stato rapito? NO, per nulla! Anzi appesi l’arco al chiodo perché…non so il perché però lo appesi e così il cannocchiale finì prima in una custodia in camera da letto, e poi in un ripostiglio.
Passarono ancora parecchi anni prima che il germe cominciasse a crescere smisuratamente in me, un tarlo costantemente pulsante che mi portava sempre più spesso a leggere, a navigare e ad informarmi su cosa fosse l’Astronomia e tutto ciò che la circonda compreso l’hobby ad essa più legata: l’astrofilia!
Mi trovai, così, a comprare riviste e libri sempre più spesso, a navigare in internet spulciando tra i forum e siti di astrofilia, quando una sera dell’autunno del 2001 mi venne un’idea balzana: “vedrò qualcosa con quel cannocchiale che usavo per guardare le frecce nel paglione a 90 mt? Perché non provare?” Non mi resi conto che quel momento mi avrebbe “impantanato” per sempre; montai un treppiede traballante, ci piazzai sopra quell’accozzaglia di ferro e vetro, girai la levetta che seleziona l’ingrandimento a 60x, direzionai il mirino verso quella luce che secondo il planetario scaricato gratuitamente da internet doveva essere un pianeta e cosa vidi? Una pallina con un ovale intorno!!! “Ma quello è Saturno, il Signore degli anelli” (anzi con gli anelli), uno spettacolo privo di qualsiasi dettaglio se non un ovale giallino che però mi elettrizzò letteralmente.
Mi voltai e vidi sul monitor del PC che un pelino sotto c’era un cerchietto con una sigla, ma cosa voleva dire? Non lo so, ma la strada era semplice perché ben indicata da tre stelle in linea ed altrettante che scendono quasi perpendicolari.
Non fu difficile individuarle nella volta celeste, seguirle e puntare il solito mirino. Buttai l’occhio dentro all’oculare e mi accorsi subito che c’era qualcosa che non tornava: quella che sembrava una stella in realtà era una nemmeno troppo pallida nuvoletta che mi mise i brividi pur non sapendo che cosa fosse.
Smontai e cercai di scoprirlo: risultò essere una Nebulosa, detta M42, sita in una costellazione chiamata Orione, ma l’informazione che nessuno mi comunicò è che oramai c’ero dentro fino al collo!
Cominciai a desiderare uno strumento con sempre maggiore ardore.
Mentre portavo a spasso Morgan prima di andare a dormire, guardavo il cielo e una volta rientrato a casa controllavo gli asterismi che mi ero impresso nella mente per poter dar loro il nome di una Costellazione e la giusta collocazione in mezzo alle altre.
Finché non ne parlai con mio padre, Gino (un monumento a 360°): “interessante”, mi dice, “e cosa vorresti comprare?”, gli mostrai un foglio che avevo stampato da internet riportante l’offerta della serie CPC della Celestron e gli indicai l’8″ (lo so, bisogna iniziare con il 114 ma io detesto gli inizi programmati).
“Perché non l’undici pollici?”, risposi: “Beh è un po’ caro per le mie tasche e poi tutti mi sconsigliano di andare troppo sul pesante”, restò in silenzio guardando il foglio poi sbottò “Natale si avvicina, andiamo a vedere”.
Contattato un rivenditore, lo visitammo e dopo varie peripezie (stendiamo un pietoso velo sull’anno che segue) l’8 settembre 2006 ordino su internet la mia strumentazione e aspetto con ansia.
Pochi giorni e mi arriva, perfettamente imballato il mio C9,25 e la Losmandy G11…è l’inizio di una nuova splendida passione che mi ha portato a passare notti in bianco (ma questo lo fa anche il lavoro purtroppo), sulle cime più fredde del Piemonte fino a questo blog.
Continua…

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